Ispirato a un film degli anni settanta, La piscina, di Jacques Deray e ambientato in Italia, CUORE DI SERPENTE di Giovanni Montini, Edizioni Bertoni, vede un crogiolo di solitudini confrontarsi nelle rispettive aspettative deluse. Unioni, coppie, amicizie si muovono nel tentativo di cercare una soluzione al senso di fallimento che pervade l’atmosfera.
I personaggi giocano con verità e menzogne, con inganni e manipolazioni.
Lachesis – il veleno del serpente – è un rimedio omeopatico che rappresenta proprio la tipologia del manipolatore, ma Lachesi è anche la moira greca che fissa la sorte toccata all’uomo.
Quando il rancore non sa trasformarsi in altro avvelena sé stesso e trascina nel baratro tutto il resto; a quel punto, non esiste nulla che può cancellare quello che è stato fatto.
E il successo, che in modo o in un altro potrebbe arrivare, sarà allora davvero poca cosa o forse niente.
Scrivere scrivere scrivere e sempre scrivere.
Ho cominciato da piccolissima, guidata dalla fantasia che respirava la vita intorno a me e la restituiva cambiata, a volte più bella, altre più drammatica.
Imparavo che potevo creare tutto un mondo, conosciuto solo da me, plasmandolo come fa lo scultore con la creta, per condividerlo con gli altri.
Era necessario però un compromesso, fra il desiderio di raccontare una certa storia e l’accettazione della storia che voleva essere raccontata, spesso molto diversa dalla prima.
Ascoltavo i personaggi, le atmosfere, le profondità, le negazioni e le asserzioni.
Imparavo ancora, nel passaggio dalla fantasia della narrativa alla realtà della vita a cogliere i fatti del mondo osservandoli da diversi punti di vista, senza più abbellire o drammatizzare, ma solo per mettere in luce quel qualcosa di vero e autentico che si nasconde nella normalità che sfuggiamo, per capire quanto invece sia straordinaria.
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