
Indagini, analisi, spiegazioni, ipotesi, valutazioni, giudizi. Ricerche umanistiche e scientifiche scandagliano le più remote motivazioni che spingono gli esseri umani verso azioni immotivate e incontrollate; e lì dove la psicologia, la religione e la filosofia acuiscono i sensi per scovare fra le maglie dell’esistenza le cause delle incomprensioni e dei malintesi, delle attrazioni e delle repulsioni, l’apprendimento della convivenza finalmente trova conforto libero, per la varietà di opportunità e per la fruibilità svincolata dal consenso autorevole delle istituzioni, nella letteratura.
Scrive Leonardo Sciascia nel suo La strega e il capitano
«… Poiché nulla di sé e del mondo sa la generalità degli uomini, se la letteratura non glielo apprende»
Affermazione sicura e determinata che non ammette replica: se la letteratura non glielo insegna, l’uomo non è in grado di conoscere sé stesso e non è in grado di conoscere il mondo.
Il romanzo e il racconto, la novella e la fiaba, l’epica e la poesia hanno le loro radici lontano, ai primordi della civiltà, nei più antichi testi sacri che per primi hanno raccontato. Dalla creazione con le sue dee, i suoi dei e gli esseri soprannaturali dipinti come simboli eterni che la memoria non dimenticherà più, arrivano tutte le storie che ci parlano di noi, perché la rievocazione degli antichi percorsi possiede la magia di anticipare l’immagine delle strade che ancora non abbiamo costruito. Saranno le storie a costruirle per noi.
Immersi nella lettura, facciamo nostre altre esistenze, con il bisogno di avere cura delle anime dei personaggi. Intuiamo, per un verso o per un altro, per un dettaglio apparentemente insignificante, che da quel miscuglio di terra e spirito di cui è composto un carattere, nasce il corpo collettivo di una società, animato da un’energia più o meno luminosa, e a volte tenebrosa. Ed è lì che ci riconosciamo o ci distinguiamo.
Un libro, se non salva la vita, suggerisce soluzioni e offre consolazione. Ma a volte è proprio così. Salva la vita.
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