Un fiore, un colore, un profumo, un sospiro, un sorriso, una nota che risuona nell’aria, il manto del cielo notturno, lo zampillo di luce che annuncia il nuovo giorno sono tutti fenomeni vitali della terra che respira e sostiene il peso di un’umanità che gradualmente sta rialzando lo sguardo.
Abbiamo appena iniziato ad abbandonare la solitudine, che per troppo tempo aveva diviso i cuori allontanandoci gli uni dagli altri.
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Ritroviamo le memorie dei sogni ingialliti raccontati nei vecchi quaderni dimenticati, e sono sogni che risplendono limpidi e rinnovati dalle parole dolci che torniamo a scambiarci, in questo momento di stupore dove ci vediamo l’un l’altro per la prima volta come non ci siamo mai visti: esseri di pura luce.
Nel silenzio della quiete interiore possiamo finalmente assaporare la consapevole bellezza della verità, descritta con immediata essenzialità da Jorge Luis Borges:
La terra è un paradiso, l’inferno è non accorgersene
Scrivere scrivere scrivere e sempre scrivere.
Ho cominciato da piccolissima, guidata dalla fantasia che respirava la vita intorno a me e la restituiva cambiata, a volte più bella, altre più drammatica.
Imparavo che potevo creare tutto un mondo, conosciuto solo da me, plasmandolo come fa lo scultore con la creta, per condividerlo con gli altri.
Era necessario però un compromesso, fra il desiderio di raccontare una certa storia e l’accettazione della storia che voleva essere raccontata, spesso molto diversa dalla prima.
Ascoltavo i personaggi, le atmosfere, le profondità, le negazioni e le asserzioni.
Imparavo ancora, nel passaggio dalla fantasia della narrativa alla realtà della vita a cogliere i fatti del mondo osservandoli da diversi punti di vista, senza più abbellire o drammatizzare, ma solo per mettere in luce quel qualcosa di vero e autentico che si nasconde nella normalità che sfuggiamo, per capire quanto invece sia straordinaria.
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