Il crescere degli scambi interpersonali degli ultimi anni ha raggiunto un’istantaneità incredibile grazie all’utilizzo di tecnologie sempre più avanzate e della maggiore apertura, nelle nuove generazioni, verso persone di culture diverse.
Eppure, siamo di fronte ad un paradosso: il bisogno di comunicazione – più vivo che mai nelle coppie, fra amici, nelle famiglie, nel posto di lavoro – è proporzionalmente ostacolato da muri di incomprensione edificati nel tempo, di difficilissima rimozione.
Al di là del facile parlare che riempie dei vuoti con modesti significati, la comunicazione era e resta problematica. Si parla. Tutti parlano, ma le incomprensioni, come le separazioni, aumentano.
Cosa manca alla nostra capacità di comunicare?
Manca il precedente che la prepari: la profondità che illumini l’autenticità interiore, affinché ciò che arrivi, sia frutto di un vero sentire.

E, come spesso accade, è il mondo della fantasia, con i suoi personaggi che percorrono il sentiero dell’esistenza sulla carta, a dare la risposta, perché il dialogo è una forma d’arte e la parola è una creazione artistica; così il passo fra l’incontro verbale e la ricerca artistica si avvicina suggerendo una nuova comprensione.
Proust parlando di creazione artistica, scrive:
Possiamo conversare per tutta una vita senza far altro che ripetere indefinitamente il vuoto di un minuto, mentre il cammino del pensiero nel lavoro solitario della creazione artistica si fa nel senso della profondità, la sola direzione che non ci sia chiusa, in cui possiamo progredire, con più fatica, è vero, verso un risultato di verità.
All’ombra delle fanciulle in fiore
Edizioni Einaudi
Non è certo un invito a chiudersi agli altri, ma un preliminare per comunicare con vera naturalezza.