Psicanalista apprezzato e stimato ma guardato anche con occhio curioso per la sua libertà fuori da qualsiasi canone, in Lo scrutatore d’anime, attraverso una trama romanzata piacevole e pervasa di benevola ironia, Groddeck conduce il lettore a riflettere sugli infiniti collegamenti fra causa ed effetto, di cui gli uomini sono artefici apparentemente involontari.

E l’autore lo fa con umanissima imparzialità perché la critica al comportamento non vuole essere il giudizio espresso dall’alto della scienza ma invece una mano tesa ad affrancare dalla condanna che l’uomo infligge a sé stesso, per l’educazione ricevuta fin dall’infanzia, per l’eredità delle passate generazioni e per la solidificazione del sistema sociale rafforzatosi in secoli e millenni.
L’amabilità e l’ironia di Groddeck sollecitano un risveglio che, per condurre alla libertà e alla responsabilità, devono necessariamente modificare il punto di vista del soggetto, inducendolo a spostare l’attenzione da un qualunque oggetto – che parrebbe rappresentare tutto ciò che è desiderabile al mondo – all’insieme di ciò che ci circonda e che costituisce un universo ricco di opportunità dove non annoiarsi mai e non disperarsi mai. Un mondo dove scrutare l’anima per scoprirne l’immensità.
Ma per far questo è necessario imparare a leggere diversamente per vedere quello che altrimenti, a prima vista, sarebbe impossibile decifrare.
Un ruscelletto nel prato è, detto con garbo, innocente per i non iniziati, profondo per chi sa.