Quello che non vedi

Pittori della luce, gli impressionisti che scoprono e godono della pittura all’aria aperta si inebriano degli elementi della natura.

Il calore, il vento, le nuvole trasformano la tela in un grande mare dove il pennello muove il colore in continue e sinuose danze. Colori che come onde non smettono di alzarsi e gonfiarsi per scoppiettare gioiose sullo scoglio o stendersi placide sulla spiaggia.

Ritratto di Susanne Haschédé, Claude Monet, 1968,1899

Il tratto degli impressionisti non insiste sull’oggetto, anzi, lo sfiora appena. Il suo obiettivo è rappresentare quello che non vedi, ma che permette, a quello che vedi, di esistere.

Claude Monet lo spiega con semplice e immediata chiarezza:

Altri pittori dipingono un ponte, una casa, una barca … Io voglio dipingere l’aria che circonda il ponte, la casa, la barca, la bellezza della luce in cui esistono.

Dalla tela della pittura alla tela della vita è il medesimo concetto, la stessa lettura rivelatrice di una realtà, di cui, come il pittore che dipinge il ponte, la casa, la barca non vediamo che l’aspetto particolare perdendo il contesto più ampio nel quale il ponte, la casa, la barca sono inseriti.

È possibile, invece, se vogliamo, non solo vedere il tutto: gli oggetti e il contesto, ma distinguere l’elemento prioritario da cui tutto scaturisce, proprio come Monet,  che vede e dipinge l’aria e la bellezza della luce.

Dal particolare scopriamo l’insieme, dal risultato scopriamo la fonte; e a quel punto, una luce sconosciuta si proietta sulla tela della nostra coscienza, generando lo stesso felice stupore che ci colpisce quando contempliamo una tela di Monet.

© 2022

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