Più che dalle cronache riportate dagli storici, la storia dell’umanità è raccontata dalle leggende e dalle fiabe, dal loro magico potere di fermare con le immagini le rivelazioni che hanno sempre saputo suscitare.
Ognuno ha una fiaba o una favola che ama particolarmente e dalla quale sente, in qualche modo, di essere rappresentato, e tutte comunque raccontano qualcosa di noi. Sono eterne ma ritornano sempre con nuovi significati per svelare tratti di personalità che non si era ancora pronti a riconoscere e ad estrarre quelle pietre preziose dei tesori leggendari, che sono le potenzialità inespresse illuminate proprio dall’incontro con il fiabesco.

Sono tanto antiche da essere intrecciate con la storia, come nel caso di Cenerentola, che trova la sua più antica versione nell’etera Rodopi, citata da Erotodo, da Strabone e poi da Claudio Eliano, che vede il suo principe nel Faraone Amasis, della XXVI dinastia egizia, e che secondo varie testimonianze potrebbe essere realmente esistita.
Figura archetipica, troviamo la sua più antica versione occidentale ne La gatta Cenerentola di Giambattista Basile, scritta in napoletano e ambientata nel Regno di Napoli. Seguono poi le note trascrizioni di Perrault e dei fratelli Grimm, ma esistono interpretazioni popolari ovunque.
Il passaggio dal vecchio anno che se ne sta andando al nuovo anno che sta arrivando, segnato dallo scoccare della mezzanotte, non può che ricondurci di nuovo a lei, a Cenerentola, al segreto di una scarpetta perduta e dell’altra ritrovata … Come a dire che ciò che è perduto è anche il mezzo per trovare quello che non sapevamo ancora di cercare.
E qual è per voi la fiaba del nuovo anno?
© 2022 elisabetta mastrocola