Ogni romanzo ha una chiave di lettura che apre nel mondo del lettore tante porte e tutte diverse.
Si potrebbe pensare che l’opera di Emma Saponaro, Se devo essere una mela – Les Flaneurs Edizioni, racconti la liberazione di una donna da una relazione tossica. Sì, certo lo è, ma non solo questo. È altro, e di più.

Rebecca, la protagonista, da studentessa attratta dal professore – fascinosamente di filosofia – a moglie del medesimo divenuto negli anni un marito appassito e noioso, si sveglia da un torpore nel quale si era accomodata ma anche punita e diventa cosciente di tutte le mortificazioni e le oppressioni subite, alle quali, certo, era stato difficile sottrarsi; in primo luogo per la difficoltà a confrontarsi con colui che deteneva il coltello intellettuale dalla parte del manico, e poi per quella strana e bizzarra considerazione concessa a chi riveste una particolare funzione – il professore, il filosofo – e che si può livellare e pareggiare non appena l’oggetto in questione viene denudato dalla sua funzione per essere visto come un comune mortale.
A quel punto, l’eroina, con coraggio e stupore, si inoltra nel sentiero della conoscenza sprovvista di armi, che in realtà avrebbe ma che ancora non sa di possedere. È aiutata da celebri e mitiche figure – gli amati filosofi greci (quelli veri) – incarnati in ruoli della più normale quotidianità, che la inducono a riflettere sulle analogie fra teoria e pratica, dovere e piacere, assiomi e libertà. Durante il percorso, l’eroina Rebecca squarcia il silenzio dell’ipocrisia che la circonda e comincia ad affilare le armi, dissotterrate e riconosciute, per condurre, con una strategia di rivalsa, la sua rivoluzione.
Così, nell’attesa che la lingua si sbloccasse, decisi di parlare con me stessa, ponendomi domande e cercando risposte. In quell’esercizio investigativo, scoprii che dentro di me dimorava una intera enciclopedia. Cercare risposte tra quei volumi, fino ad allora lasciati sigillati, era un’operazione talmente sorprendente che non avrei mai smesso di interrogarmi.
Rebecca impara, procedendo passo passo, a liberarsi dal giogo relazionale costruendosi una propria realtà psicologica ed economica. Impara a valutare l’amicizia, a distinguere l’amore, a gioire del piacere. Impara a ragionare con la propria testa emancipandosi dalle idee dei grandi pensatori che per quanto siano in parte veritiere, non lo sono mai del tutto, e non lo sono per lei. E impara, nonostante la rabbia e il dolore subito, a non perdere la sua umanità, lo slancio e la curiosità per quello che la passione tanto cercata e infine trovata potrà offrirle.
Se devo essere una mela è la storia, dolorosa ma descritta con grande ironia, di una donna che vuole essere intera e completa di per sé. Ed è altresì la storia di tutte quelle persone che sono state intrappolate in ogni tipo di relazione o situazione siano queste famigliari, sociali e professionali. Individui che, al cadere degli inganni, hanno spezzato le catene, si sono liberati e sono tornati ad essere sé stessi.
©2023 Elisabetta Mastrocola
Sono felice della tua recensione. Felice del tuo aver sentito Rebecca esattamente come volevo che fosse, per trasmettere coraggio e forza a chi ne avrebbe bisogno. Grazie!
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