Dell’altro senso

Di appartenenza senza distinzioni e senza confini ne parla Henry David Thoreau nel suo Walden, e lo fa risvegliando l’altro senso. Non quello che ti fa penetrare nelle cose e negli esseri, ma quello che fa penetrare le cose e gli esseri dentro di te, fondendoli all’essenza che sei, così da renderti vasto e liquido, mentre rinnovi con la freschezza dell’aria mattutina il respiro che accompagna ogni tuo passo.

È una sera splendida, con l’intero corpo che è un unico senso e assorbe delizia da ogni poro. Vado e vengo nella natura, ne sono parte. Cammino lungo la riva di pietre del lago in maniche di camicia e benché sia fresco e tiri vento, il cielo sia coperto di nubi e niente di straordinario mi attragga, tutti gli elementi esercitano su di me uno strano fascino. I ranocchi gracidano per accompagnare la notte, e sopra l’acqua increspata, nel vento si leva la nota dei caprimulgi e le foglie tremanti dell’ontano e del pioppo mi commuovono e quasi mi tolgono il respiro; pure la mia serenità, come il lago, è increspata ma non agitata.
H.D. Thoreau – Walden, ovvero Vita nei boschi – Einaudi

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Ed è allora che l’universo appare così com’è, senza veli e con i suoni e le melodie che stupiscono ad ogni istante, quando il cuore varca il confine che distingue i mondi e ci lascia approdare liberi, oltre i limiti dell’orizzonte.

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