Il paradosso della religione istituzionalizzata che in teoria vorrebbe unire l’uomo al Cielo ma in pratica non fa che dividerlo in Terra, per la pretesa di essere l’unica detentrice della verità, è drammaticamente forte nel monoteismo.
Se in passato, l’intolleranza e il fanatismo hanno portato persecuzioni e guerre, oggi lo spirito guerriero continua ad impugnare la spada sotto altre bandiere, e sempre in nome di un unico Dio, qualsiasi sia il suo nome.
La ferocia, l’odio, le vite perdute appesantiscono i cuori e risvegliano la coscienza nella ricerca di un pensiero altro, di un modo diverso di intendere quel religo in una comunicazione che porti ad un vivere pacificamente insieme, condividendo il bisogno di un vissuto interiore ricco, al di là delle differenze e oltre le somiglianze.
Anche un passato nobile può essere foriero di suggerimenti e ispirazione per superare i dissapori e raggiungere l’armonia e a tale proposito, un punto di vista importante è offerto dal saggio di Maurizio Bettini “Elogio del politeismo”, pubblicato da Il Mulino. L’analisi accurata dell’autore rimarca l’apertura e la tolleranza delle religioni classiche, greca e romana, verso gli dei degli altri popoli, stimolate da una curiosità colta che sollecita considerazioni sulle opinioni accettate e date per scontate nei secoli.

Il concetto di idolatria per esempio che con accezione negativa viene attribuito al politeismo era del tutto estraneo ai greci e ai romani. La devozione verso la divinità era intesa in un modo molto diverso da come poi è stata attribuita e, fra l’altro, poco si discosta dalla devozione che successivamente si ebbe e si ha per un santo. La statua di una santa non ricalca forse l’idea e l’immagine della statua di una dea? A questo punto, chi sono gli idolatri?
Altro aspetto, fantasticamente creativo, si trova in quello che Bettini descrive come la capacità di articolare l’esperienza umana secondo linee inattese per noi.
Proviamo per esempio a immaginare una cultura in cui la vita di un bambino corrisponde ad altrettante tappe identificate da una divinità. Se Lucina lo porta alla luce, Vitumnus e Sentinus gli danno vita e sentimento, Vaticanus gli apre la bocca per il primo vagito, Levana lo solleva dal suolo, Cumina lo culla, Potina ed Educa gli danno da bere e da mangiare, Farinus gli dona la prima parola munita di significato, e così via – fino alle due dee che si prenderanno cura di lui al momento in cui uscirà di casa: Iterduca nel suo allontanarsi, Domiduca per garantirgli il ritorno.
Maurizio Bettini, Elogio del politeismo, Il Mulino
Come non soffermarsi, al di là del contesto religioso, sulla modernità di una pedagogia in cui la presenza di entità protettrici, di struggente tenerezza, illuminano il quotidiano di una luce benefica e luminosa?
E come non accogliere l’incoraggiamento a cercare, inventare e creare quelle divinità fraterne che ci riportino alla pace, al benessere e alla prosperità, alla cura e al rispetto verso tutto ciò che vive e respira sul pianeta chiamato Terra?
2 pensieri riguardo “E che gli Dei siano con te”