Il grande filosofo trascendentalista Ralph Waldo Emerson, amante dell’umanità e della natura, sapeva cogliere con profonda sensibilità le ricchezze racchiuse in ogni essere umano, il suo tesoro nascosto.
I versi che introducono il saggio STORIA recitano:
Non vi è né grande né piccolo
per l’anima che tutto crea;
e dov’essa arriva, lì sono le cose;
ed essa arriva in ogni luogo.
Io sono colui che possiede la sfera,
le sette stelle e l’anno solare,
la mano di Cesare e di Platone il cervello,
di Cristo Signore il cuore e di Shakespeare la musica
La fiducia e l’entusiasmo di Emerson non devono far pensare ad un ottimismo volitivo insito nell’atmosfera romantica e possibilista dell’Ottocento americano, ma invece ad una reale intuizione e ad una visione futura che vede nel talento individuale – e nella fiducia in questo stesso talento – la base per un’ampia apertura alla cooperazione sociale e al pieno sviluppo civile e culturale che nascono da un insieme di individui sereni e liberi di sviluppare le proprie capacità.

E come non constatare che una società composta da persone sostenute nella realizzazione dei propri progetti sia naturalmente più amichevole, ben disposta e capace di appianare qualsiasi controversia possa sorgere?
Le parole del filosofo ci spingono verso una riflessione che propone una visione del vissuto personale e della realtà quotidiana dal punto di vista non della mancanza e della privazione, ma della disponibilità ad accogliere qualsiasi segno di originalità e innovazione, da qualunque parte arrivino, per vedere, come Michelangelo vedeva, un corpo perfetto nascosto nell’immensa massa di marmo che avrebbe scolpito.
https://elisabettamastrocola.com/2018/12/06/quante-pur-grande-il-creativo/
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