La foresta arsa dal fuoco rappresenta quell’autodafé che, secoli orsono, dannava gli spiriti liberi mai sottomessi ai poteri forti che avrebbero voluto dominare il mondo.
Anche oggi il fuoco che distrugge le praterie, gli alberi, gli animali, i campi coltivati e le case è la rappresentazione dei poteri forti che aspirano alla dominazione totale, ma a differenza del passato, la distruzione attuale non risparmia nessuno, E dove non è il fuoco, sono l’acqua, l’aria e la terra. Eppure, niente si muove davvero per porre rimedio e cambiare le carte in tavola. Cambiare definitivamente. Le priorità rimangono il lavoro e l’economia contestualizzati nei limiti della convenienza. Il semplice collegamento fra salute ambientale e salute economica non viene preso in seria considerazione e pare che tutti siano ciechi nel non vedere che senza la prima non ci sarà neanche la seconda. La popolazione, per quanto informata, è ancora troppo indifferente. Ognuno è preso dalla propria situazione personale con i suoi problemi, le crisi, i desideri, le aspirazioni, la paura di non trovare o perdere il lavoro, il partner, la casa, la salute; ognuno è preoccupato da cose più “vicine e immediate”.
Si manifesta nelle strade e nelle piazze per il salario, per la pensione, per la sanità pubblica, per l’istruzione, per i diritti delle persone ma, nel confronto, sono ancora troppo pochi quelli che si battono per l’ambiente e talvolta sono persino derisi … Gli ingenui, gli idealisti, quelli che amerebbero più gli animali degli uomini!

I governanti non si rendono conto di quanto sia grave anteporre qualsiasi altra cosa all’ambiente, che rimane sempre l’ultima questione da risolvere, e i politici ambientalisti non hanno abbastanza mordente per riuscire a dare la dovuta visibilità ai problemi della Terra. A tale proposito, esattamente venti anni fa, James Hillman scriveva nel suo saggio LA FORZA DEL CARATTERE:
Gli ambientalisti non parlano mai della faccia perduta del mondo. Non diversamente dai loro oppositori – i latifondisti, gli sfruttatori e gli operatori immobiliari – leggono il mondo secondo i propri desideri. Sostenibilità, conservazione e restauro sono nobili programmi, ma chi comanda è sempre l’uomo e il mondo è soltanto la palestra per attuare i nostri piani. L’ambientalismo dovrebbe invece leggere le linee sulla faccia del mondo, leggere ciascun pezzetto di mondo per cogliervi il suo carattere, dovrebbe studiare come si sviluppa e provare una stretta al cuore vedendo come è indifeso.
Come è difficile cambiare mentalità per il piccolo ego che si vede separato da tutto e con l’inalienabile diritto di prelazione su tutto. Come è difficile rinunciare alla bistecca, all’utilizzo e allo sfruttamento degli animali, a sversare veleni nell’acqua, ad ammorbare l’aria, a profanare la terra.
L’uomo, quando si volta indietro per guardare la storia che lo ha preceduto – a parte le rare eccezioni dei geni, degli artisti e dei santi – vede l’enorme balzo evolutivo compiuto negli ultimi due secoli dai suoi simili; ma quello che è cresciuto in maniera abnorme e contorta è un intelletto deformato, incapace di vedere al di là del proprio naso quanto, le belle favole che si racconta sul suo progresso, avranno un finale amarissimo se non inverte la rotta cambiando priorità e decidendo di sostituire la cura allo sfruttamento, l’impegno all’indifferenza e il rispetto al disprezzo.
E chissà, forse la terra ci perdonerà.
https://elisabettamastrocola.com/2020/05/02/riconciliarsi-con-la-natura/
3 pensieri riguardo “E forse la terra ci perdonerà”