Dato alle stampe nel 1998 negli USA e pubblicato per la prima volta in Italia nel 1999 da Sonzogno e ora edito da Venexia Edizioni, il saggio romanzo autobiografico IL SENTIERO DELLA DEA racconta l’esperienza della protagonista PHYLLIS CUROTT nella ricerca dell’antica spiritualità della Grande Madre.

Come spesso avviene, un percorso di conoscenza inizia quando l’insoddisfazione del sentirsi ad un punto fermo dell’esistenza spinge a cercare un senso e uno scopo, il proprio senso e il proprio scopo.
L’incontro casuale, che non è mai casuale, apre il sentiero e introduce verso un cammino fatto di inciampi e accelerazioni, di dubbi alternati a certezze, di verifiche e conquiste. È un cammino che tutti conosciamo, ognuno a suo modo.
Lo scritto dell’autrice è quanto mai interessante per l’immagine di una religiosità che potremmo definire ecologica, nel significato puro dell’accezione STUDIO DELLA CASA, per il rispetto e il senso del sacro che la vecchia religione della Grande Madre nutre per la Terra.
Ma la riflessione forse più significativa, fra le tante che l’opera ispira, è la comparazione fra l’Alchimia, scienza esoterica ampiamente studiata e interpretata, con la realtà umana, che la Curott definisce con precisa semplicità:
L’alchimia, in realtà, è un’antica metafora che descrive il lavoro spirituale della trasformazione del metallo volgare di una personalità sbilanciata e disorganizzata nell’oro di un essere illuminato. Attraverso questo processo, la persona prende parte alla sua metamorfosi e si risveglia alla conoscenza del suo ruolo di divino co-creatore del mondo.
Al risveglio della consapevolezza si accompagna inevitabilmente una visione della vita del tutto diversa.
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