Non sono bastati gli incendi in Amazzonia, in Siberia e in Australia, non è bastata la tempesta in Trentino che ha devastato ettari di foresta.
Un racconto del famoso libro CUORE di De Amicis, si intitolava Dagli Appennini alle Ande, e un verso della poesia Cinque maggio del Manzoni – Dalle Alpi alle Piramidi – richiamano entrambi l’idea di una vasta estensione di territorio percorso con difficoltà da un eroe, sottoposto ad un particolare dramma.
Un altro dramma investe oggi il territorio nazionale, e riguarda tutti noi. Cosa sta accadendo in Italia? Perché di tagliano alberi sani? Ad essere interessate al fenomeno non sono solo le vette ma anche le valli, le città e le coste.
La disgrazia, che accade quando siamo sottoposti a quarantena, motivo per cui nessuno può fare niente, ha motivazioni poco chiare, ma c’è il sospetto che sia dovuto all’ostacolo che la presenza degli alberi porterebbe alle emissioni delle onde dei trasmettitori 5G.
Vista la sperimentazione in atto, non è chiaro quanto le onde diffuse dal 5G siano dannose per la salute; per alcuni sono innocue, per altri sono devastanti. Sarebbe quindi lecito che i cittadini fossero informati e potessero assistere ad un pubblico dibattito!

Al di là dell’elettromagnetismo, il taglio degli alberi, quale ne sia la causa, è senza alcun dubbio foriero di un danno incalcolabile per la salute e per l’ambiente, e non si spiega!
Lascia increduli ambientalisti, paesaggisti e gente comune, e dovrebbe preoccupare scienziati e medici, perché gli alberi sono esseri vivi e indifesi che portano solo benefici all’umanità, mentre l’umanità dà loro la morte.
Nella sua opera Care memorie, Marguerite Yourcenar narra di un prozio dall’animo nobile, Octave Pirmez, poeta e filosofo incompreso e sensibilissimo amante della Natura. Vaga desolato e smarrito in un bosco, di proprietà della famiglia, che sarà tagliato per fare spazio all’avanzata della civiltà. Marguerite, che ne conosce lo strazio, immagina la sua emozione e la descrive:
… Gli dei verdi, profondamente radicati nell’humus dal quale traggono il loro vigore, non hanno come gli animali o l’uomo la risorsa di lottare o fuggire; sono impotenti contro l’ascia e la sega. Octave crede di vedere nell’ombra che lo circonda, uno stuolo di condannati.
In un’altra opera Pellegrina e straniera, la scrittrice torna a condividere il suo affetto verse le gigantesche creature indifese, riconoscendole maestre di vita, che mostrano sia nella natura che nell’essere umano, di come tutte le prove dell’esistenza abbiano radici profonde e richiami celesti:
… L’albero infatti organizza la natura, mantiene un equilibrio tra le pressioni dall’alto e la gravitazione dal basso: stabile, dotato di longevità e di silenzio, questo verde organismo è un’architettura.
E allora, come può l’uomo civile dimenticare i suoi maestri? Come può non amarli e rispettarli?
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