Ciao Luis Sepulveda

In una giornata di primavera, con un mondo sottosopra, Luis Sepulveda ci ha lasciati.

Il papà della gabbianella, che si credeva figlia di un gatto, lascia dietro di sé il ricordo di uno scrittore che possedeva l’acutezza di una mente lucida capace di guardare oltre le ideologie, con il cuore tenero dell’infanzia e il coraggio di una vita dedicata alla difesa dei più deboli, fossero umani o animali.

Sepulveda raccontava con ironia e passione, profondamente latine, le storie di chiunque e di tutti, sussurrava i sentimenti privati nascosti nella sensibilità dell’animo, incontrava la cruda realtà che non si può addolcire ma ti liberava alla speranza di chi continua sempre a lottare fino a quando non esista una causa per lottare.

Scrive in DIARIO DI UN KILLER SENTIMENTALE:

«Dovevo prendere familiarità con quel viso, osservare i dettagli che ne avrebbero rivelato la forza o la debolezza. Il volto umano non mente mai: è l’unica cartina che segna tutti i territori in cui abbiamo vissuto»

Per saper scrivere, bisogna saper leggere, e soprattutto bisogna saper leggere l’essere umano, che per quanto cerchi di simulare sentimenti e pensieri, non può fare niente per accomodare quelle pieghe che ne disegnano il volto, e che non si cancellano neanche con il bisturi, perché comunque, seppure stirate e aggiustate, restano testimoni della nostra esistenza.

Sepulveda ha letto le pagine del nostro tempo e ce le ha riportate con la tenerezza del sorriso e con la dignità di un pianto senza lacrime.

https://elisabettamastrocola.com/2020/03/13/coronavirus-il-decameron-come-il-boccaccio-racconto-lepidemia/

http://www.ilpoteredellaparola.com

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