Dal primo gennaio 2021 il Testo Unico che regola la deontologia del giornalista accoglierà l’aggiunta dell’art. 5 bis per richiedere una narrazione corretta; come prevede il Manifesto di Venezia del 2017 che sancisce le regole per il rispetto della parità di genere nell’informazione, e come già chiesto dalla Convenzione di Istanbul per contrastare la violenza sulle donne.

Ne consegue che, dal primo gennaio 2021, gli articoli riguardanti fatti connotati da violenza sessista dovranno essere raccontati con un linguaggio appropriato, evitando stereotipi di genere, espressioni irrispettose e svalutanti nei confronti delle vittime, e osservazioni che giustifichino gli atti criminali dei colpevoli.
Da qui, un’epifania della parola nella comunicazione mainstream che richiama la potenza del valore che le è proprio. Ed è nella sua assoluta missione di espansione di conoscenza e coscienza, come interprete del sentimento e del pensiero, che la parola riacquista la forza del significato.
Una parola muore
quando è detta,
Dice qualcuno.
Io dico che proprio
Quel giorno
Comincia a vivere
EMILY DICKINSON
E chissà che questa nuova parola – figlia della corretta narrazione, non sia emissaria di una società più sana, pacifica e armoniosa di un reciproco rispetto e affetto fra uomo e donna.
Per informazioni e approfondimenti http://www.giornaliste.org
Interessante.
Ma permetti ch’io rida un pochino al pensiero di quel poretto di feltri (la minuscola non è un errore)
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