La poesia conosce le stagioni dell’anima, e ci trasporta nel mondo con i sogni dei poeti erranti, senza altra dimora che la propria interiorità abitata dagli elfi dai mille colori, che con passo felpato ci accostano percorrendo e danzando i sentieri invisibili.
La poesia aborrisce il passaporto e si ferma sulla soglia della parola per cantarla nelle notti stellate e nei giorni di luce infinita.
E come ogni inizio, la Primavera risveglia dal torpore e ci fa giovani e incantati, pronti all’ascolto del silenzio in un unico momento di solennità.
Grazia Deledda ci regala un soffio del suo respiro poetico, anche in questo magico giorno di prima vera.
La Primavera
L’inverno aveva rinfrescato anche il calore delle rocce.
Dai monti scendevano vene d’argento,
mille rivoletti silenziosi, scintillanti tra il verde vivido dell’erba.
Scrivere scrivere scrivere e sempre scrivere.
Ho cominciato da piccolissima, guidata dalla fantasia che respirava la vita intorno a me e la restituiva cambiata, a volte più bella, altre più drammatica.
Imparavo che potevo creare tutto un mondo, conosciuto solo da me, plasmandolo come fa lo scultore con la creta, per condividerlo con gli altri.
Era necessario però un compromesso, fra il desiderio di raccontare una certa storia e l’accettazione della storia che voleva essere raccontata, spesso molto diversa dalla prima.
Ascoltavo i personaggi, le atmosfere, le profondità, le negazioni e le asserzioni.
Imparavo ancora, nel passaggio dalla fantasia della narrativa alla realtà della vita a cogliere i fatti del mondo osservandoli da diversi punti di vista, senza più abbellire o drammatizzare, ma solo per mettere in luce quel qualcosa di vero e autentico che si nasconde nella normalità che sfuggiamo, per capire quanto invece sia straordinaria.
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Un pensiero riguardo “Poesia, stagione dell’anima”
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