Il silenzio che cerca uno spazio per farsi ascoltare vede spesso negarsi qualsiasi diritto.
Persino nei templi e nelle chiese il rumoreggiare delle voci disciplinate dal rituale invade le pause di riflessione. E la solitudine emancipata fatica a distinguersi dalla debole e dolorosa solitudine del vivere frammentario, estraneo al grande cuore palpitante che unisce tutti in sé.
Se solo di afferrasse la mano invitante della fiducia, si sarebbe accolti da un calore affettuoso, per essere accompagnati sul sentiero della scoperta.
Tonino Guerra, scrittore, sceneggiatore e soprattutto poeta, afferma:
“Bisogna creare luoghi dove fermare la fretta e aspettare l’anima”
Fermare la fretta è un’azione creativa; pone immediatamente all’ascolto generando un risveglio repentino che obbliga non a muoversi ma a sostare e a liberare dall’azione compulsiva.
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È il momento prezioso che il silenzio andava cercando per depositare il suo carico di intuizioni, dove l’inaspettata percezione della vitalità che scorre fluida nel corpo sprigiona un benessere puro.
Ed è come se l’intelligenza realizzasse, con stupore, di essere la figlia graziosa di un qualcosa di più grande e potente.
Scrivere scrivere scrivere e sempre scrivere.
Ho cominciato da piccolissima, guidata dalla fantasia che respirava la vita intorno a me e la restituiva cambiata, a volte più bella, altre più drammatica.
Imparavo che potevo creare tutto un mondo, conosciuto solo da me, plasmandolo come fa lo scultore con la creta, per condividerlo con gli altri.
Era necessario però un compromesso, fra il desiderio di raccontare una certa storia e l’accettazione della storia che voleva essere raccontata, spesso molto diversa dalla prima.
Ascoltavo i personaggi, le atmosfere, le profondità, le negazioni e le asserzioni.
Imparavo ancora, nel passaggio dalla fantasia della narrativa alla realtà della vita a cogliere i fatti del mondo osservandoli da diversi punti di vista, senza più abbellire o drammatizzare, ma solo per mettere in luce quel qualcosa di vero e autentico che si nasconde nella normalità che sfuggiamo, per capire quanto invece sia straordinaria.
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