Lo sguardo del poeta proietta sulle cose una luce sconosciuta e svela una realtà segreta, nascosta agli occhi del mondo.
La bellezza di un giardino fiorito è cantata per la pienezza dei colori, la fragranza e il profumo che si accompagnano alle forme più squisite, ma Arthur Rimbaud va oltre e presenta, da ciò che sembrerebbe un’apparizione improvvisa, una scena abitata da creature magiche che vivono per il solo scopo di celebrare l’incanto e la meraviglia.
I colori non sono più solo colori ma esistenze modulate fra loro nell’armonia di un coro, dove ogni elemento respira anche per l’altro e contribuisce a riempire lo spazio di suggestioni ed emozioni.
Una digitale si apre nell’erba fra mille altri fiori, e tutti sono indaffarati intorno alla rosa d’acqua, mentre altre rose sporgono verso mete preziose.
Il giardino – con i suoi fiori, le erbe e gli alberi – rinfrescato dalla rugiada, mosso dal vento e visitato dal sole sembra quasi raccontare la bellezza occulta della vita umana.
Meglio non dire altro. Meglio lasciarsi portare dalle parole verso questa incantevole e solenne immagine.

Da un giardino d’oro –
fra i cordoni di seta, i veli grigi,
i velluti verdi e i dischi di cristallo che s’anneriscono come bronzo al sole – vedo la digitale aprirsi su un tappeto
di filigrana d’argento, d’occhi e di capigliature.
Monete d’oro giallo sparse
sull’agata, colonne di mogano
sorreggenti una cupola di smeraldi, mazzi di raso bianco
e fini verghe di rubino
circondano la rosa d’acqua.
Simili a un dio dagli enormi
occhi azzurri e dalle forme
di neve il mare e il cielo attirano alle
terrazze di marmo
la folla delle giovani e forti rose.
Arthur Rimbaud