L’Idea di creare un qualcosa che sostituisse il comune baratto si data nel VII secolo a.c. La moneta fu coniata da Creso, re di Lidia, ma nulla si sa dell’ispiratore che ebbe la geniale intuizione; probabilmente la società era evoluta abbastanza dall’essere arrivata alla concezione di progettare un elemento che semplificasse lo scambio di beni e servizi.
Nacque il denaro, la più grande invenzione dell’uomo.
Tutto funzionò con regolarità fino al momento in cui, nel corso dei secoli, al preciso scambio moneta/prodotto non subentrò la speculazione, che avviò un grande cambiamento di visione e innescò la marcia di una crescita esponenziale e innaturale con cui l’attuale umanità convive dalla nascita, esercitando poco spirito critico.

E così, oggi assistiamo, più o meno consapevolmente ma certo con frustrazione e senso di impotenza, alla partita fra le grandi istituzioni finanziarie che pretendono sempre di più e sempre meglio, e la terra che, inamovibile, non è disposta a dare di più di quello che dà.
È una partita aperta?
Se vincesse la terra, si dovrebbe operare un’immensa trasformazione nel pensiero dell’uomo e di conseguenza nella sua azione, creando un nuovo paradigma.
Se vincesse l’istituzione della speculazione, la terra ne uscirebbe dolorante e perderebbe qualche pezzo, chissà, forse anche l’uomo.
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