Poeta fra i più amati del Novecento, Kahlil Gibran ha aperto uno spiraglio di inedita spiritualità e un diritto alla libertà che si offre prima agli altri e poi a sé stessi, e se ne IL PROFETA raccogliamo l’eredità di una ricerca personale e universale, in SABBIA E SCHIUMA approdiamo a l’Infinito che rispecchia l’identità dell’individuo e la rimanda al chiaroscuro della coscienza, perché possa meglio afferrare l’indizio che sveli la verità.
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E cos’è l’essere umano se non verità celata a sé stessa?
L’uomo è due uomini; uno è sveglio nelle tenebre, l’altro dorme nella luce
La duplice identità dell’individuo, creatura terrestre e creatura celeste, è sempre più riconosciuta, ma la coesistenza risulta difficile se non impossibile per la mente comune, mentre è vera e naturale per il poeta.
Sta a noi, entrare in quel dormire e in quell’essere svegli, in quella luce e in quelle tenebre, in un’identificazione che fonda il due nell’uno senza perdere il senso della polarità.
Scrivere scrivere scrivere e sempre scrivere.
Ho cominciato da piccolissima, guidata dalla fantasia che respirava la vita intorno a me e la restituiva cambiata, a volte più bella, altre più drammatica.
Imparavo che potevo creare tutto un mondo, conosciuto solo da me, plasmandolo come fa lo scultore con la creta, per condividerlo con gli altri.
Era necessario però un compromesso, fra il desiderio di raccontare una certa storia e l’accettazione della storia che voleva essere raccontata, spesso molto diversa dalla prima.
Ascoltavo i personaggi, le atmosfere, le profondità, le negazioni e le asserzioni.
Imparavo ancora, nel passaggio dalla fantasia della narrativa alla realtà della vita a cogliere i fatti del mondo osservandoli da diversi punti di vista, senza più abbellire o drammatizzare, ma solo per mettere in luce quel qualcosa di vero e autentico che si nasconde nella normalità che sfuggiamo, per capire quanto invece sia straordinaria.
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Un pensiero riguardo “Kahlil Gibran, Luce e tenebra”
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