Il linguaggio dell’immagine è immediatamente evocativo e le sue suggestioni inducono riflessioni capaci di intraprendere infiniti sentieri.
Tempo fa, cercando un’immagine per il mio blog, attraverso Pixabay, mi sono imbattuta in Willgard Krause, un’artista che non conoscevo. Sono stata attratta da una sua opera, che non solo rappresentava quello che volevo esprimere con i miei scritti, ma mi precisava ancora meglio un pensiero che mi aveva sempre accompagnata, il pensiero che ogni libro sia una casa abitata.

Se osserviamo una casa dall’esterno, magari di sera quando le luci sono accese e fuori è buio, dalla lente delle sue finestre scopriamo o immaginiamo qualcosa dei suoi abitanti e cominciamo a fantasticare su vite che forse procedono parallele alle nostre.
È come quando, aprendo un libro non ancora letto, per curiosità leggiamo qua e là qualche frase, per capire se potrà piacerci oppure no, se ci porterà a sognare o a comprendere, ad abbracciare o a lasciar andare.
Ogni libro è una casa abitata. Possiamo trovare fra i suoi personaggi nuovi amici, nuovi maestri, nuovi amori. Irreali, ma solo apparentemente irreali, perché succede, a volte, che la forza della loro presenza abbia effetti potenti sull’espansione della nostra coscienza.
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