Di Foglie e di Parole

autumn-leaves-1486075_960_720Ogni foglia dell’albero è una parola che, legata ad un’altra, aggiunge alla narrativa della natura una poesia, un poema, una prosa, una pagina al diario dell’universo.
Ispiratrice di poeti, pittori e musicisti, la natura risveglia un’attrazione inevitabile, addolcisce di una nostalgia di pace, spinge verso un’investigazione senza tregua, regala la cura per ogni sofferenza, emette un richiamo che una volta ascoltato non può più essere ignorato.
La cultura della vita cittadina degli ultimi secoli, applicando i benefici del progresso, ha affrancato dalla fatica del mondo contadino e dalla durezza del clima estremo, ma ha altresì alienato la civiltà dall’ambiente e dall’essere naturale che l’individuo fondamentalmente è. Se poi, il sentimento ecologico ha rettificato in parte la relazione uomo/natura, questa rettifica è ancora motivata dall’interesse, dai benefici, dai guadagni e dal timore delle conseguenze del persistente e cieco sfruttamento delle risorse. Lo stesso termine risorse, tanto spesso usato, la dice lunga sulla tipologia della relazione, perché la natura ci serve, proprio nei significati di utilità e, ancora peggio, di sudditanza; così come il concetto di relazione distingue due entità distinte: gli esseri umani e la natura, distogliendo dalla realtà unica a cui entrambi partecipano, perché la natura contiene in sé l’individuo e l’individuo è natura.
Sembra quasi che, oltre ai santi, solo i poeti rimangano ammirati e grati per la bellezza e la potenza, per l’incommensurabile creatività che ci sovrasta anche nei più piccoli aspetti.

 

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Emily Dickinson

 

Emily Dickinson ha scritto versi che con grazia discreta emanano l’intuizione di una gerarchia sacra ed esplora una visuale alternativa

 

 

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L’erba ha così poche occupazioni –
un mondo di semplice verde
con solo farfalle su cui meditare
e api da ospitare –

Non ha altro da fare che cullarsi
tutto il giorno ai suoni melodiosi
che le brezze portano leggere –
e accogliere in grembo la luce –
e inchinarsi ad ogni cosa –
e infilare le gocce di rugiada
come perle, per tutta la notte –
e diventare così raffinata
che una duchessa invano
attenderebbe
da lei un invito, un saluto,
un’attenzione.

E quando muore, non fa che
trapassare
in odori divini –
come umili spezie addormentate
o nardi che si spengono –
per poi finire in supremi fienili
e sognare tutti i giorni.
L’erba ha così poche occupazioni –
Mi piacerebbe tanto essere fieno

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