Il leggiadro Mercurio, che vola e danza fra viole e margherite senza disdegnare i luoghi abitati dalla civiltà, rappresenta quell’essere capace di congiungere e ricongiungere uomini e dei, così come i comuni mortali.
Divinità bistrattata, per la protezione concessa anche a ladri e bugiardi, è in realtà il messaggero dal cuore puro che può, grazie alla trasparenza dell’intenzione, attraversare liberamente tutti i confini per raggiungere i mondi lontani.
Nella letteratura lo troviamo tra i personaggi apparentemente minori, quelli che porgono ai protagonisti l’occasione per operare una svolta, instillano l’intuizione di una via di fuga, lanciano l’idea per raggiungere l’obbiettivo.

Nella vita reale, Mercurio si affaccia di continuo fra le parole dette e non dette, suggerite e captate. Rappresenta la nostra insaziabile curiosità, la buffoneria nascosta dietro la maschera delle convenzioni, il collegare ciò che è morto con ciò che sta per nascere.
Fratello giovane delle divinità, mantiene l’entusiasmo del bambino mentre afferra il pensiero prima che scivoli nel buio e lo riporta alla luce, indovina il valore di un dono elargito da qualunque fonte provenga, perché apprezza qualsiasi dono.
Se riconosciamo la funzione specifica dei nomi e li sappiamo chiamare affinché risveglino le facoltà che ci abitano, ricordare Mercurio – nume tutelare anche degli scrittori – significa saper rintracciare i fili dai mille colori che ci riconducono sempre a quello di cui abbiamo bisogno.
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