Iniziamo una serie di incontri con i nuovi imprenditori eco-bio, che hanno a cuore la salute dell’ambiente e delle persone e un grande amore per la terra con tutti i suoi abitanti … al di là del numero di zampe.
Carlotta Filippini, titolare del negozio Fu(r)ture a Roma nel quartiere di Testaccio, ha 25 anni. Ha aperto l’unico negozio di scarpe e accessori completamente vegan di Roma. Lavora ogni giorno per fare in modo che sempre più persone si avvicinino a questo vero e proprio stile di vita, volto al rispetto di tutte le forme di vita, convinta del fatto che sia possibile “Volersi bene senza far male a nessuno”, come recita il suo slogan.
D – Carlotta, come e perché è iniziata la tua attività vegan?
R – L’idea di Fu(r)ture è nata dal fatto che io già da qualche tempo prima di aprire il negozio ero consumatrice di prodotti vegan (cosmetici, abbigliamento, scarpe, accessori ) ma facevo fatica a trovarne di validi ed esteticamente appetibili nei negozi di Roma, perciò ragionando sul fatto che un posto che vendesse solo ed esclusivamente scarpe e accessori vegan non fosse ancora presente in città, ho pensato: “Perché non aprirlo io?”. Perciò questo negozio nasce dal desiderio di proporre al pubblico, a qualsiasi tipo di pubblico, un’alternativa più che valida allo sfruttamento e al maltrattamento animale. In più, la sua esistenza fisica, su strada e quindi accessibile a tutti, fa sì che questo piccolo ma sempre crescente mondo rivolto al rispetto di tutti, possa essere visto, toccato con mano, provato e quindi poi compreso più a fondo, fino ad affezionarcisi.
D – Quali differenze ci sono tra i piccoli produttori eco-bio e i grandi marchi tradizionali?
R – Credo che le differenze sostanziali tra produttori artigianali vegan eco-bio e i grandi marchi tradizionali siano varie e molteplici. Le grandi aziende puntano molto spesso alla quantità, questo fa sì che si presti poca attenzione ai materiali usati, alla loro provenienza e alle condizioni di lavoro di chi si occupa della realizzazione dei prodotti destinati al pubblico. Le aziende vegan sono attente alla questione etica della loro proposta: produrre vegan vuol dire anche stare attenti ai materiali che vengono utilizzati, assicurarsi che siano di qualità e sicuri per chi poi possiederà quell’oggetto e inoltre alle condizioni di lavoro a cui sono sottoposti tutti i partecipanti all’impresa. Produrre in enormi quantità a prezzi bassi in paesi dove la manodopera viene sfruttata per poi far pagare un capo solo per l’etichetta cucita all’interno con il nome dell’azienda griffata, non credo possa considerarsi etico.

D – Qual è la tua esperienza con le aziende green?
R – Il mio rapporto con le aziende presenti nel negozio è di sereno sostegno reciproco, facciamo in modo di poter lavorare insieme e non certo uno contro l’altro, con molte di loro ho la possibilità di far ordinare ai clienti scarpe su richiesta, di accontentarli come meglio possiamo, ogni giorno con sempre meno difficoltà.
D – Quali sono le difficoltà che si incontrano?
R – La difficoltà principale, avendo un’attività di questo tipo, sta nel cercare di far superare alle persone la diffidenza nei confronti di una proposta nuova, di un’alternativa che fino a pochi anni fa non c’era. Il ragionamento che fa la maggior parte delle persone che entra nel negozio è: “Se le scarpe non sono in pelle, allora sono di plastica!”. Se tutto si riducesse a questa banale e poco costruttiva superficialità, io e tutte le persone delle aziende che collaborano con me, dovremmo essere considerati dei veri e propri ladri. Per fortuna negli ultimi anni le alternative al pellame ed ai tessuti di origine animale come la lana e la seta stanno diventando sempre di più, perciò quello che propongo nel mio negozio sono materiali sostenibili, spesso riciclati e riciclabili, biodegradabili, vegetali ed ecologici di produzione artigianale o sartoriale. Un’altra difficoltà, quindi, sta nel far comprendere la qualità di questi prodotti e la cura che c’è dietro ad ognuno di essi, pur sembrando apparentemente dei prodotti qualunque ma non essendolo affatto, come non potrà esserlo il loro costo se paragonati ad un qualsiasi prodotto commerciale fabbricato in serie.

D – Come vedi lo sviluppo del settore?
R – La curiosità da parte della clientela è sempre maggiore e sempre più specifica. Nel tempo ho visto un incremento dell’informazione da parte di chi entra in negozio, una maggiore consapevolezza e quindi una sempre più crescente attenzione a quel che si acquista. Persino le grandi case di moda si stanno piegando al nuovo trend, quello del green, perciò qualcosa sta inevitabilmente succedendo… e in fretta.
D – Cosa pensi possa incentivare le persone verso una scelta etica e vegana?
R – Credo fortemente nel potere dell’esperienza e del passaparola. Avere il “coraggio” di provare qualcosa che fino a poco fa non conoscevamo, ci permette di scoprire che se si vuole c’è un mondo da scoprire, dove lo sfruttamento di ogni forma di vita per una semplice soddisfazione estetica o culinaria è messo da parte. La nascita di realtà come la mia in qualsiasi settore, fa sì che questo mondo possa esistere sempre di più e sempre di più le persone possano avvicinarcisi. L’auspicabile aumento di queste realtà farà in modo, un giorno, che prodotti vegan e attenti all’ambiente non avranno più costi maggiori di quelli industriali ma sempre più simili, diventando così fruibili per tutti.
D – Quali suggerimenti daresti a coloro che stabiliscono le regole di mercato?
R – Il mio più che un suggerimento è un appello disperato: chiedo alle grandi potenze mondiali di rendersi finalmente conto che le cose devono subire una variazione, netta e rapida. La tecnologia ha fatto in modo che distruggessimo questo pianeta ma può fare altrettanto per cercare di ripararlo finché e ne sarà ancora modo, perché di tempo ormai ne è rimasto davvero poco. Chi la pensa come me, non pretende un collasso dell’intera economia mondiale, chiede solamente una rapida inversione di tendenza, una vera e propria conversione del lavoro e delle proposte commerciali, da quelle che prima nocevano al pianeta e a tutti i suoi abitanti, a quelle sostenibili, giuste e misurate.
Chi volesse conoscere meglio i prodotti proposti da Carlotta Flippini può visitare il sito http://www.furture.it
2 pensieri riguardo “INTERVISTE GREEN, Carlotta >Filippini, SCARPE, BORSE E ACCESSORI VEGAN”